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Panasonic: un corredo completo per i viaggi


In prova in questi giorni un’interessante corredo fotografico Panasonic: la fotocamera Lumix GH5 II dotata degli obiettivi Lumix 7-14 mm, Leica Vario Elmarit 12-60 mm e Vario Elmarit 100-400 mm.

Panasonic è un brand molto conosciuto e apprezzato, specie in campo video, e la GH5 II in prova è uno dei modelli “ibridi” più interessanti sul mercato, per vlogger, fotografi viaggiatori, videoperatori.

Il formato micro 4/3 utilizzato,  presenta una serie di indiscutibili vantaggi: portabilità, stabilizzazione molto efficiente, ampia gamma di lenti di piccole dimensioni, costi contenuti.

Gli svantaggi sono altrettanto noti:  risoluzione generalmente inferiore a quella degli ultimi sensori “full frame”, “gamma dinamica” più ristretta, scarsa tenuta agli alti ISO, minore controllo dello sfuocato (PdC più estesa, a parità di campo inquadrato).

Come vedremo in questa prova, la valutazione di una determinata attrezzatura non può prescindere dall’utilizzo che se ne intende fare. Immaginiamo di voler intraprendere un viaggio “on the road” in Patagonia, per documentare con brevi clip video e immagini i soggetti più disparati, dagli ampi scenari paesaggistici, ai personaggi incontrati, ad una fauna selvatica distante ed elusiva. O di dover raggiungere una meta fotografica a bordo di un piccolo aereo da turismo. Ci servirà un’attrezzatura completa ma leggera e poco ingombrante.  L’attrezzatura in prova è in grado di coprire una gamma di focali estremamente ampia, dal super grandangolo da 7 mm (14, su FF), per spazi interni angusti o ampi scenari paesaggistici ed una massima dilatazione della prospettiva, fino a 400 mm (800), per catturare soggetti molto distanti o diffidenti ed ottenere la massima compressione prospettica.

La variazione di inquadratura è ben descritta dalle immagini sottostanti

7 mm (14)

10 mm (20)

12 mm (24)

18 mm (35)
25 mm (50)
40 mm (80)
60 mm (120)
100 mm (200)
150 mm (300)

200 mm (400)
300 mm (600)
400 mm (800)

Ricordo a questo proposito che – date le dimensioni ridotte del sensore – bisogna raddoppiare la lunghezza focale dell’obiettivo micro 4/3 utilizzato, se si vuole ottenere un’inquadratura identica a quella di un obiettivo “full frame”. Lo stesso dicasi per l’apertura del diaframma, per ottenere la stessa “Profondità di Campo” (ampiezza dell’area nitida davanti e dietro il punto di messa a fuoco).

A completamento del corredo, ho affiancato ai Panasonic il 45 mm f.1,8 di Olympus, caratterizzato dallo stesso attacco, che dunque corrisponde ad un 90 mm f. 3,6 – di focale e apertura massima adatti alla ritrattistica.

Nella tabella sottostante potete vedere pesi e costi dell’attrezzatura in prova confrontati con una corrispondente attrezzatura Sony professionale, il brand che utilizzo attualmente.

I vantaggi di Panasonic in termini di peso (e conseguente ingombro) sono evidentissimi: anche se il corpo GH5 II non è particolarmente compatto, e pesa persino più della Sony A7R4, l’attrezzatura complessiva è caratterizzata da un risparmio di perso enorme, superiore al 50%. Si potrebbe ridurre il peso in casa Sony, ma non di molto, utilizzando 16-35 mm e 24-105 mm f.4, meno luminosi rispetto a quelli in mio possesso.

In termini di costi, il risparmio è ancora maggiore (oltre il 60%). Bisogna però dire che i Sony GM 16-35 e 24-70 f.2,8 sono particolarmente costosi, e che in casa Panasonic esistono ottiche più costose di quelle provate (es. il 10-25 mm f.1,7, ed il 25-50 mm f.1,7 da soli costerebbero 3700 €). Ma se lo scopo è quello di ridurre l’ingombro, in casa Panasonic non c’è nulla di meglio della combinazione scelta.

In questa immagine vediamo l’ingombro delle 2 attrezzature a confronto. Al posto del Sony FE  85 mm 1,8, che attualmente non possiedo, ho messo un Sony FE 50 mm f.1,2 GM.

Attrezzatura Sony: 5,3 kg X oltre 12.000 €
Attrezzatura Panasonic: 2,4 kg x 4500 €

Vediamo le dimensioni a confronto, ottica per ottica. In termini di ingombri e portabilità, non c’è confronto

16-35 f.2,8 vs 7-14 f.4
24-70 f.2,8 vs 12-60 (sopra) 200-600 mm vs 100-400 (dx)

Vediamo ora in sintesi le prestazioni della Panasonic GH5 II e delle lenti.

Lumix GH5 II

La macchina è più grande dell’Olympus OMD EM1 mk 2 che ho utilizzato in passato, ma è caratterizzata da un’eccellente ergonomia. Da notare che dimensioni e peso superano quelli di una Sony full frame. Tutti i tasti sono personalizzabili, ad eccezione del grande pulsante rosso che consente in un istante di passare dalla modalità fotografica a quella video. Ampio, luminoso e definito il mirino (molto meglio dell’Olympus di cui sopra) e notevole l’impressione di solidità e precisione dei vari comandi. L’autofocus, anche se non raggiunge i livelli di efficienza di Sony nel “tracking”, è comunque ottimo, veloce e preciso. Ben fatto il menù, efficacissima la stabilizzazione del sensore, utile non solo nelle riprese video.

Il sensore offre prestazioni in linea con i più moderni sensori micro 4/3, con un livello di pulizia e definizione adeguato alla maggior parte degli utilizzi, anche in determinati ambiti professionali.

Infine, estremamente utili e facili da utilizzare le funzioni “timelapse”, “startrail” e “focus stacking”. Parlerò di questa particolare funzione in un prossimo articolo.

Lumix 7-18 mm f.4

Veramente ottimo, fino ai bordi. Dal momento che la PdC è già ampia a Tutta Apertura (F.4) e che la qualità tende a scendere chiudendo il diaframma oltre f.5,6 per effetto della diffrazione, non conviene “diaframmare”. Certo, non è l’ottica ideale per foto notturne o all’aurora boreale: la luminosità non è sufficiente e le prestazioni agli alti ISO del sensore non consentono di spingersi oltre 1600, se si vogliono ottenere buoni risultati.

L’angolo di campo a 7 mm (14) è molto ampio, e consente prospettive impossibili con focali grandangolari più moderate.

Lumix 7-14 mm a 7 mm

La ricchezza di dettagli che l’ottica è in grado di produrre è notevole

7 mm
crop 100%
7 mm, con esposizione a mano libera di circa mezzo secondo
crop 100%
10 mm
crop 100%

Il difetto più evidente è una marcata distorsione a “barilotto” alla minima lunghezza focale. La si può correggere facilmente in post, ma occorre tener presente che la correzione “si mangia” angolo di campo. La cosa tuttavia è evidente solo in architettura o in presenza di linee e geometrie.

7 mm senza correzione
7 mm corretto

7 mm senza correzione
7 mm corretto

Se intendete fotografare edifici e non siete “in bolla”, state piuttosto larghi con l’inquadratura, per permettere al software di correggere sia la distorsione (difetto), sia la prospettiva (linee cadenti) senza dover tagliare parte del soggetto.

7 mm come scattato
7 mm, corrette distorsione e prospettiva

Infine, la resa ai bordi si mantiene elevata, con tracce quasi impercettibili di aberrazione cromatica

7 mm
100% crop
7 mm
crop 100%

Infine, encomiabile la tenuta al flare in controluce, a qualsiasi lunghezza focale. Una caratteristica che sarà apprezzata soprattutto dai paesaggisti.

7 mm, sole parzialmente velato, ma nell’inquadratura
14 mm

Leica Vario Elmarit 12-60 mm f.2,8-4 OIS

Questa piccola lente mi ha veramente sorpreso: le immagini sono “croccanti” a qualsiasi diaframma e lunghezza focale, fino ai bordi. Vedere gli esempi per credere. Nessuna mira ottica o test di laboratorio, solo scatti dal mondo reale. La resa è tranquillamente al livello dell’ottimo e versatile Olympus 12-100 mm f.4 PRO, che ho a lungo utilizzato.

34 mm (68)
100 % crop
12 mm, 1/13s f.4
100% crop
60 mm, 1/125s f. 7,1
100% crop
12 mm, 1/8s f.2,8
100% crop centro
100% crop bordo
24 mm, 1/6s f.4
100% crop

Lavorando in tandem con la stabilizzazione del sensore, il sistema OIS consente di scattare con tempi di posa incredibilmente lunghi per un uso a mano libera

22 mm, mano libera, 2 secondi, Il guadagno in termini di stabilizzazione arriva a circa 7 stop
crop 100 %

Leica Vario Elmarit 100-400 mm f. 4,5-6,3 OIS

Resa sorprendente, data l’ampia escursione focale. Non avrei immaginato che si potessero ottenere risultati di questo livello con un’ottica equivalente ad un 200-800 mm. Si avverte solo un leggero calo a 400 (800) mm, tuttavia compensabile con uno sharpening più aggressivo in postproduzione. In ogni caso non ha senso diaframmare, perchè la resa è già elevata alla massima apertura, particolare importante in un’ottica non molto luminosa. La gamma focale così ampia ed il notevole ingrandimento massimo (16X) sono di grande aiuto nella fotografia naturalistica, sia per poter “ambientare” il soggetto nel modo desiderato, sia per ovviare a improvvisi spostamenti dello stesso. Per l’avifauna, in Italia particolarmente diffidente, 800 mm (equiv.) sono preziosissimi. Da sottolineare infine l’estrema maneggevolezza dell’ottica: il peso inferiore al kg ne agevola il trasporto e incoraggia l’utilizzo a mano libera, anche prolungato. Gli esempi che seguono sono seguiti da un crop al 100%, rappresentativo della ricchezza del dettaglio. Stabilizzazione efficiente, con possibilità di scattare fino a 1/15 sec a 800 mm (circa 6 stop).

300 mm (600) a tutta apertura, tempo 1/60
crop 100 %
400 mm (800) a tutta apertura tempo 1/100
crop 100%
scatto a 100 mm (200)
crop 100%
scatto a 400 mm (800)
crop 100%
400 mm (800)
crop 100%
400 mm
crop 100%
400 mm
crop 100%
400 mm (800) – 1/60 s
crop 100%

In ogni caso, tutte queste lenti, in combinazione col sensore stabilizzato della GH5 II, consentono risultati strabilianti scattando a mano libera con tempi lunghi.

Tratterò il tema in un prossimo articolo dedicato, in cui spiegherò come è possibile realizzare scatti con lunghe esposizioni a mano libera, per ottenere suggestivi effetti di contrapposizione tra elementi statici e dinamici della composizione.

Sul blog troverete altri articoli sull’argomento:  “i vantaggi di casa Olympus”“l’efficienza della stabilizzazione in casa Sony”.

CONCLUSIONI

Porterei questa attrezzatura nel mio ipotetico viaggio on the road in Patagonia? Sicuramente si.

Un’attrezzatura Panasonic di questo tipo, rappresenta una scelta estremamente valida, e dunque consigliabile per:

  • Chi non vuole o non può viaggiare con attrezzature pesanti e vistose (treppiede incluso)
  • Chi ha necessità di una macchina estremamente versatile (le prestazioni in campo video sono persino superiori a quelle di Sony, con la sola eccezione del minore controllo dello sfuocato)
  • Chi vuole poter scattare a mano libera in condizioni di scarsa illuminazione (si pensi a situazioni di reportage o ritratto in esterni, nelle quali le esigenze di prontezza operativa escludono l’uso del treppiede), ma anche di paesaggio (se non abbiamo il treppiede e vogliamo evitare di alzare gli ISO per non compromettere la qualità delle immagini)

Ovviamente non esistono soluzioni valide per ogni tipo di utilizzo. Ci sono soluzioni migliori per:

  • chi ha bisogno di realizzare forti ingrandimenti e vuole il top in termini di qualità e dettaglio
  • chi deve lavorare con tempi rapidi ad ISO elevati (scene d’azione in contesti scarsamente illuminati)
  • chi vuole poter disporre di ampi margini di intervento in postproduzione: i sensori più grandi sono molto più flessibili in termini di interventi su esposizione, apertura delle ombre, recupero delle alte luci, pulizia del segnale ad ISO elevati.