L’efficienza della stabilizzazione in casa Sony
Abbiamo testato l’efficienza dello stabilizzatore Steady Shot di Sony con la combinazione A7R3 + 200-600 mm OSS. I risultati sono soddisfacenti, in linea con la stabilizzazione ottica dei migliori obiettivi Canon EF.
L’uscita del sistema Canon R, ed in particolare dei due recenti modelli R5 ed R6, è stato accompagnato dall’enfasi sull’efficienza del sensore stabilizzato, per la prima volta introdotto da Canon e in grado di “dialogare” con la stabilizzazione incorporata nelle ottiche, per un guadagno dichiarato complessivo da 6 ad 8 stop, a seconda dell’obiettivo impiegato. Sono prestazioni top, superiori perfino a quelle strabilianti di Olympus, che pur se avvantaggiata da un sensore molto più piccolo, dichiara fino a 7,5 stop con determinate combinazioni macchina-obiettivo. Sony dal canto suo dichiara tra 5 e 5,5 stop a seconda del modello utilizzato. Ricordiamo che i primi sistemi di stabilizzazione non superavano i 2-3 stop di efficienza.
I vantaggi della stabilizzazione
Uno stabilizzatore efficace consente scatti altrimenti impossibili, in condizioni di scarsa illuminazione e con soggetti statici. Immaginiamo di utilizzare un 500 millimetri a mano libera per fotografare un alce che ci osserva: la tradizionale “regola del reciproco della focale utilizzata”, imporrebbe l’utilizzo di tempi di posa di almeno 1/500 di secondo (o più veloce), per avere un’immagine perfettamente nitida. Il micromosso infatti, provocato dalle vibrazioni che trasmettiamo con le nostre mani nel momento in cui sorreggiamo l’insieme macchina-obiettivo, causa una perdita visibile di nitidezza, spesso erroneamente attribuita alla qualità dell’ottica. L’utilizzo di un tempo così veloce, con obiettivi non particolarmente luminosi e nell’oscurità del sottobosco, costringerebbe quindi a lavorare con valori ISO molto elevati, anche 6400 o 12800, mal digeriti persino dai sensori “full frame” di ultima generazione. In questo scenario, una stabilizzazione di 4 stop permette invece l’utilizzo di un tempo di 1/30, con ISO 200 – 400 per una qualità ottimale del file. Qui potete approfondire “i vantaggi della stabilizzazione”.
Steady Shot di Sony
Utilizzando come riferimento il nuovo Canon RF 100-500 mm, per il quale sono dichiarati 6 stop di stabilizzazione massima, con un valore “di sicurezza” collocabile intorno ai 5, la stabilizzazione di Sony garantisce in sicurezza 3,5-4 stop, un risultato a mio parere più che soddisfacente ed in grado di trarre d’impaccio in situazioni critiche di luminosità. Da non trascurare la qualità eccellente dello zoom 200-600 mm di Sony, il cui costo è notevolmente inferiore a quello del Canon (circa 1700 € contro quasi 3000). Ma veniamo ora ad alcuni esempi: si tratta di scatti effettuati nell’Oasi di Sant’Alessio, seguiti dai relativi crop al 100%. A questo proposito occorre ricordare che non ha senso paragonare visivamente un crop al 100% di un file di un sensore da 42 megapixel con quello di un sensore da 24 mpx, perchè quest’ultimo corrisponde ad un output di stampa di dimensioni largamente inferiori.
Sony A7R3 + Sony 200-600 mm – focale 600 mm, 1/60 f.6,3, ISO 160 guadagno 3,3 stop
Conclusioni
In sintesi, la stabilizzazione steady shot di Sony, col 200-600 mm, è sicuramente adeguata alle esigenze del fotografo naturalista. Fino ad 1/30 si può scattare con una certa sicurezza. Occorre sottolineare che la percentuale di scatti perfettamente nitidi scende significativamente, in particolare se si scatta a 1/15%.
Possiamo stimare:
1/60: 60 % di scatti nitidissimi, 25 % accettabili
1/30: 40 % di scatti nitidissimi, 35 % accettabili
1/15: 10% di scatti nitidissimi, 30% accettabili
Inutile precisare che si sta parlando di soggetti statici: un leggero movimento del soggetto si traduce sempre nella necessità di accorciare il tempo di posa, come minimo ad 1/250. Per gli uccelli in volo, la stabilizzazione è del tutto inutile ed è meglio disinserirla.