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La selezione delle immagini

 

L’attività di selezione delle immagini è di fondamentale importanza, nell’era digitale.
Nel corso di una delle nostre escursioni i partecipanti scattano facilmente centinaia di fotografie, mentre ai tempi della pellicola avrebbero riempito solo un rullino da 36 pose.
I nostri Hard Disk sono pieni di file, spesso ripetitivi o insignificanti: non ci stancheremo mai di ripetere che non è la quantità di scatti che determina il risultato, ma l’idea che sta dietro ad ogni singolo scatto.

Naturalmente ci sono generi fotografici nei quali la possibilità di scattare molte immagini può rappresentare un reale vantaggio, per cui non ha senso stabilire limiti rigidi sul “numero di scatti da portare a casa”.

Nella fotografia di azione e nel reportage si scatta di più perché si opera in modo istintivo e non è facile cogliere al primo tentativo il clou dell’evento, lo sguardo più intenso, il gesto più significativo. I fotografi più bravi sanno cogliere l’attimo giusto, ma scattare un po’ di più può aiutare i meno esperti a portare a casa lo scatto che serve.

Nella fotografia sportiva o di animali in movimento si ricorre spesso alla raffica per essere certi di catturare l’azione o la posa più plastica. Immaginate ad esempio di dover cogliere l’esatto istante in cui nel salto in alto viene superata l’asticella…. non potete certo chiedere al saltatore di ripetere il gesto se avete scattato un’attimo prima o dopo!

Nel paesaggio, nella macrofotografia e nello still life il fotografo ha in genere più tempo a disposizione e può scattare meno, avendo potuto considerare con anticipo tutte le variabili in gioco (posizione del soggetto, illuminazione, sfondo, parametri tecnici)

Alcuni consigli di massima:

  1. Una volta superato l’entusiasmo per l’acquisto della nuova reflex digitale, evitiamo di sparare a tutto quello che si muove: cerchiamo di scattare quando siamo veramente convinti e non solo per “provare a vedere cosa viene fuori”
  2. cancelliamo subito in macchina le immagini brutte, insignificanti, tecnicamente scorrette (a meno che non registrino un momento straordinario e irripetibile). Così facendo risparmieremo memoria e diminuiremo il numero di immagini da visionare sul monitor, velocizzando il successivo processo di selezione e archiviazione.
  3. dobbiamo essere severi con noi stessi: non ha senso conservare più del 20 % delle immagini realizzate. A questo punto, una volta scaricate le immagini, possiamo procedere in due modi:

A. Cancelliamo le fotografie che non ci piacciono: eliminare significa mettere i file nel cestino e svuotarlo, non creare ulteriori cartelle nominandole “scarti” o “seconde scelte”!! Una volta individuati gli scatti meglio riusciti (al massimo un centinaio, meglio se non più di trenta) li separeremo dagli altri, creando una cartella a parte.

B. Passiamo in rassegna tutti gli scatti attribuendo un flag o punteggio alle immagini migliori, in modo da poterle facilmente estrarre dal calderone del nostro Hard Disk in un momento successivo. Se ad esempio attribuiamo alle foto un punteggio da 1 a 5 (Lightroom usa le stelline), in un secondo momento possiamo con un solo click richiamare solo le migliori oppure cancellare definitivamente le peggiori. Col tempo scopriremo di essere diventati sempre più selettivi e severi con noi stessi e le immagini a cui l’anno precedente avevamo attribuito il punteggio “3” finiranno inevitabilmente nel cestino.

Assegniamo ove possibile delle keywords a immagini singole o gruppi di immagini, al fine di poter effettuare veloci ricerche mirate, tra le nostre migliaia di file.

Lightroom e altri programmi di archiviazione consentono di classificare le immagini singolarmente o a gruppi, attribuendo alle stesse un colore (cinque colori disponibili), bandierine o stelline (da una a cinque).

Se avremo associato alle immagini – in fase di importazione o successivamente – una o più parole chiave, potremo successivamente effettuare ricerche mirate per generi, soggetti, località, ecc., restringendo ulteriormente il campo alle immagini migliori, se necessario.

ATTENZIONE: questo momento di identificazione e classificazione è importantissimo e va fatto il prima possibile se non vogliamo ritrovarci nel giro di qualche anno con hard disk saturi di cartelle non selezionate e stracariche di immagini, che non avremo mai il tempo di passare in rassegna. A parte il tempo che questa operazione richiederebbe, tenete conto del fatto che l’occhio si stanca rapidamente e che la nostra soglia di attenzione cala drasticamente dopo aver visionato solo poche decine di immagini.

E’ relativamente facile individuare le immagini brutte o tecnicamente sbagliate.

Sarà molto più difficile:

  • sviluppare un senso critico che ci permetta di individuare immagini eccellenti in mezzo ad un gruppo di buone immagini: stringere il cerchio da 500 a 100 non è complicato, ma scendere a 20 lo è molto di più!!! Il senso critico si può coltivare guardando le immagini con attenzione e domandandoci perché ci piacciono o meno. Invito in questo senso a riscoprire i libri fotografici, le riviste di immagini, le mostre fotografiche (di autori più o meno famosi).
  • capire fino a che punto sia possibile intervenire su immagini tecnicamente scorrette, ma potenzialmente interessanti per contenuto e impatto visivo: i margini di intervento con i software attuali sono molto elevati, sapendo cosa e come fare.
  • capire come si possono ottimizzare i singoli scatti, con un intervento in postproduzione, rendendo speciale una fotografia già buona senza comprometterne freschezza e realismo.

L’era digitale ha avuto lo straordinario merito di mettere chiunque nelle condizioni di “sviluppare” le proprie fotografie, quando un tempo il ruolo del fotografo si limitava allo scatto puro e semplice (in pochi disponevano di una camera oscura, quasi nessuno ce l’aveva attrezzata per il colore).

La camera chiara di oggi è uno strumento formidabile, ma richiede basi teoriche, un percorso di apprendimento, una certa esperienza.

 

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